Miart è una fiera in cui arte contemporanea, arte moderna e design in edizione limitata dialogano tra loro, esplorando le relazioni tra il passato e il presente della creatività e presentando al pubblico la più ampia offerta cronologica, dall'arte dell'inizio del secolo scorso fino alle opere delle generazioni più recenti.
To scratch, draw, write
ABC-ARTE presenta un dialogo serrato tra i lavori degli artisti presentati nel recente programma di galleria: Giorgio Griffa, Arnaldo Pomodoro, Tomas Rajlich, Nanni Valentini e Michele Zaza.
Ognuno di essi nella propria carriera ha sviluppato una poetica ed una riflessione differente sul valore intrinseco del “segno”.
La pittura di Giorgio Griffa si basa più sull’interrelazione degli elementi che sul procedimento, e possiede un senso di bellezza derivante dal poetico, dalla sensualità dei colori e dalla seduzione delle forme, tipico della tradizione italiana. Il gesto di Griffa, il suo differenziato ripetersi, ossia quel suo modulare, molto “umanamente” - analogicamente vorremmo dire - le basi del discorso pittorico (il punto, la linea, la superficie, la materia), è qualcosa di molto simile al riflesso condizionato e all’abitudine pratica che ha le sue radici nella fisiologia stessa del dipingere.
Partito da un nucleo di opere caratterizzate da un aspetto industriale e una qualità modulare, Tomas Rajlich che nel 1975 partecipa con Brice Marden, Robert Ryman, Gerhard Richter e altri, alla memorabile mostra “Fundamentele schilderkunst / Fundamental painting” allo Stedelijk Museum di Amsterdam, intraprende una strada volta a esplorare la combinazione dell’impersonale, il gesto e la creativa forza della luce.
I lavori di Rajlich sono generalmente monocromatici e caratterizzati da colori sobri. I tratti di colore dialogano con la griglia geometrica, elemento fondante della ricerca di Rajlich, o si pongono in antitesi con essa.
ABC-ARTE esporrà una selezione di opere degli anni recenti, come ad esempio la tela intitolata Hotei, in cui l’artista abbina la luce a diverse variazioni di intensità e colore, modificando radicalmente la superficie del quadro e mettendo in evidenza la qualità bi-dimensionale dell’oggetto.
Per Arnaldo Pomodoro il segno vale in sé, distillato in monema plastico del quale null’altro conta che il graphein al suo grado zero. L’ipotesi di segno frequentata dall’artista indica un valore struttivo, in cui l’identità formale viene raggiunta dal tramarsi e dispiegarsi dello sviluppo spaziale nel tempo, su un piano pienamente ed esclusivamente plastico.
Il segno non va oltre il proprio darsi istituendo un ambito aperto, impreventivo, radiante, in un mood affine a quello che considera testo ogni manufatto, dalla tavoletta scalfita alla scultura all’architettura, e segno ogni grumo di pensiero cominci a determinarsi concretamente come passaggio formativo essenziale in assenza d’ogni codificabilità possibile e d’ogni intento che abbia a che fare con il significare.
Dalla recente personale di Pomodoro in ABC-ARTE, verranno esibite le Cronache, datate 1976, prima sintesi perfetta e indicazione limpida di un fare che Pomodoro afferma come il proprio identitario, per la tramatura dinamicamente tissulare, tesa, dei segni, e per l’orizzonte intellettuale, oltre che amicale, indicato dai dedicatari.
Nanni Valentini una delle personalità più singolari e vivide della ricerca artistica del secondo dopoguerra (riconosciuto come uno dei massimi scultori in ceramica) ragiona su un’equazione complessa: il territorio del poetico non è (non è solo) la parola, ma la terra, la sua indifferente presenza capace di farsi abitare dai segni del naturale e dell’umano, in un percorso che non giunge mai a essere compiutamente verbale, se non come linguaggio sapienziale, che la terra conosce meglio delle parole.
La poetica profonda dei lavori di Valentini verrà rappresentata con il lavoro scultoreo Deriva (Onda), con Volto di Edipo, ed una selezione di Trasparenze di cui ABC-ARTE ha recentemente pubblicato un volume monografico.
Michele Zaza La cui ricerca muove essenzialmente dall’idea che “l’arte non offre possibilità alternative alla condizione umana, ma è al contrario la risultante di questa condizione” e, come tale, si perpetua nel pensiero umano. Quella che escogita Zaza è un’atmosfera carica di simboli, in cui il corpo o il volto si trovano in contatto con uno scenario segreto, elaborato a partire da elementi tratti dal quotidiano (molliche, ovatta, cuscini) e da presenze scultoree archetipiche. Spesso il volto, maschile o femminile, viene dipinto con colori riferiti alla terra e al cielo – il marrone, il blu, il bianco. Recentissima la sua personale esibita in ABC-ARTE.