Mauro Vignando

Pordenone, Italia 1969

VIve e lavora a Milano

 

Semplice non è semplicistico

di Milovan Farronato

 

Sbattere contro una parete e trascinarsi contro un muro. Il muro del pianto o delle lamentazioni. Parlare al muro oppure mettere al muro. I muri parlano e i muri hanno anche le orecchie. Fare muro o, diversamente, fare un muro di gomma. Monica Bonvicini nel 1995 in Wallfuckin' mostra una donna copulare con una parete: la sua identità non è rilevante, il volto è al di fuori dell'inquadratura. Il rapporto, di natura non alloerotica di certo, si compie tra la rigida struttura architettonica,  storicamente e pragmaticamente riconosciuta come maschile, e il corpo femminile come luogo di contestazione politica e sessuale.  Anche in Hammering Out (an Old Argument) (1998), sempre di Bonvicini, osserviamo le mani di una donna mentre prende a martellate una porzione di parete rivelando come al di sotto del primo strato ve ne sia un secondo. Anche Dara Friedman nel video Total (1997) procura lacerazioni a un'intera stanza cercando attraverso l'espediente del reverse di ricomporla dopo averla faticosamente messa a nudo. Qualche decennio prima, nel '74, Bruce Nauman realizzava Body Pressure: l'osservatore /performer era inviato ad aderire con il proprio corpo a una parete simulata, percepire la tensione dei muscoli, l'attrito della pelle fino idealmente al posizionamento dei peli; l'insorgere degli odori e l'effetto del respiro in questo tentativo di aderenza totale. "Questo può diventare un esercizio decisamente erotico": suggeriva la frase conclusiva delle sue istruzioni per l'uso.

 

Nella serie Black Painting Mauro Vignando (convengo non si tratti di pareti e tuttavia mi sento di inquadrare la questione luogo il filo di questi riferimenti) esegue quadri di grandi dimensioni, non propriamente monocromi poiché parte della pellicola pittorica è stata debitamente rimossa con atto quasi vandalico. Dipinti neri, di un nero omogeneo che assorbe la luce, pareti simulate dove viene trattenuto, condensato, e cristallizzato un gesto semplice. Vignando prende letteralmente a spallate il suo dipinto per imprimere la traccia autobiografica del suo passaggio; per rimarcare la sua firma corporea. Inficia il dipinto? O compie la sua rappresentazione? In definitiva credo lo lasci volutamente in bilico tra pura astrazione e tentativo di figurazione. Entrambe importanti, entrambe caratterizzanti e imprescindibili. É un gesto, non un'immagine. Un'azione circoscritta e contenuta che non genera uno sprofondamento della tela, ma gentilmente accarezza la superficie, producendo la sensazione di un rendez-vous ruvido. È lui, e non un altro. È lui spesso ripetute volte, sempre alla stessa altezza, talvolta coinvolgendo anche il gomito per rimarcare l'impronta, per segnalare, con convinzione, l'avvenuta collisione con la sua opera, che solo in quel momento è stata portata a compimento. Anche Prem Sahib nella sua serie Wet Painting  realizza i dipinti per apparente sottrazione. Per lui si tratta della deposizione lenticolare di gocce di resina trasparente su pannelli d'acciaio, ricoperti integralmente a parte l'area circoscritta dove, in negativo, si manifesta un'impressione. Una simulazione quasi-pittorica di finestre appannate dalla condensa dove una mano, forse, si è fatta largo per tentare di vedere altrove; o dove un corpo è transitato depositando la sua silhouette, forse perché compresso da un abbraccio furtivo. Vive in entrambi una sorta di melanconico romanticismo:  orma , impronta , memoria. E torna alla mente uno dei miti più antichi sull'origine della pittura: la storia raccontata da Plinio il Vecchio nel suo Naturalis Historia della giovane Dibutade, figlia di un vasaio di Corinto che per conservare la figura del suo amato, un soldato in partenza per la guerra, avrebbe ricalcato sul muro la sagoma della sua ombra proiettata da una luce. Il padre che la spiava mentre definiva per sempre un'immagine mentale e fisica intuì così la possibilità del rilievo. La circumductio umbrae lega indissolubilmente il ritratto alla funzione di ricreare la presenza di una persona (che con ogni probabilità non tornerà più , almeno come era in quel momento).

 

In principio per Vignando è spesso un gesto semplice ma dotato di una sua carica epica, quasi eroica. Anche i recenti collage nascono dalla scoperta fortuita di un semplice ingranaggio capace di realizzare tagli circolari perfetti congiuntamente alla volontà di produrre opere limitando e semplificando le azioni, contenendo il gesto. Una collezione fanée di cartoline accumulate nel corso del tempo, spesso, quando possibile, in duplice copia, diventa la base per uno studio sul movimento e l'ambiguità. Le immagini sono catalogate in base a tipologie ricorrenti: prospettive centrali, figure religiose, architetture, en plein air (fontane o parchi) , sculture classiche e cattedrali. E poi una serie cospicua di ritratti di attori provenenti prevalentemente da un Olimpo minore. Certo, si manifesta anche l'intramontabile Merilyn, ma con maggior frequenza vengono manipolate le fisionomie e le azioni di dive e divi dimenticati e così sottratti, per un'ultima comparsata, all'amnesia collettiva: Rosalind Russell, Lilli Minas, Maureen O'Hara, Rossano Brazzi, Andrea Checchi, Isa Miranda, Paola Barbara, Sonya Henie... Anche gli interventi che vengono compiuti sulla superficie rispondono a un protocollo d'azione ben calibrato. Non c'è improvvisazione. Forse c'è stata all'inizio, ma ben presto la memoria conscia ma sopratutto quella inconscia hanno iniziato a giocare un ruolo dominante, a definire un modus operanti rigoroso. Spesso abbinati in dittico i ritratti si compiono per mutuo soccorso. Quello che viene sottratto da una parte è donato all'altra e ciò che manca nella prima è rimpiazzato da ciò che sarebbe stato occultato nella seconda. E se il ritratto è in duplice copia la manipolazione diventa più stratificata. I tagli si moltiplicano e la composizione diventa più articolata. Il prestito tra le due immagini gemellari più serrato. Nel primo caso si crea l'effetto bizzarro di un ritratto verosimile ma irreale. (Pertinente sarebbe usare l'espressione, troppo abusata, di spiazzamento ). Mentre nel secondo caso troneggia il senso di una delocazione: il ritratto si pietrifica in movimento. La verosimiglianza rimane così come l'anomalia, ma i tratti per assurdo si irrigidiscono, le figure diventano tetragone. Il senso rotatorio prevale, l'immagine piomba nell'abisso della sua parcellizzata ripetizione.

 

Ulteriore gesto semplice e decisamente epico è anche quello contenuto in potenza nella scultura Il piedistallo per l'ultima sigaretta, che è esattamente ciò che il titolo descrive: un plinto dai lati spigolosi (per suggerire, immagino, il senso di un velato pericolo) alto quanto una qualsivoglia mano potrebbe allungarsi per raggiungerlo senza fatica e depositare sulla sua sommità, perfettamente predisposta alla ricezione, l'ultima, famigerata sigaretta. Più semplice di così si muore e tuttavia la scultura resta aperta a varie circonvoluzioni di senso e interpretazione: un monumento? Un monumento ai caduti? Al tempo che fugge? All'autolesionismo? Alla necessità di prendere una posizione, di avere un solo volto e una sola parola? O l'opposto, l'ultima sigaretta di Zeno, e la possibilità di tornare sempre sui propri passi (infondo il piedistallo sopravvive con o senza li lei)? E insieme a questi quesiti la complessità di un'opera che è principalmente un dispositivo. Stessa complessità per l'altrettanto semplice crocefisso risucchiato in un angolo (quello del castigo?). Anche questa semplicistica (in questo caso) descrizione sarebbe comunque abbastanza valevole per offrire un immediato visual a Untitled (2015). Il piano ortogonale della parete (parte integrante, a sua insaputa, dell'opera) supporta nello spigolo vivo un crocefisso di 240 x 60 x 60 cm. Il corpo e il suo mistero è risucchiato nel muro e a manifestarsi come un'immagine Rorschach, con tutte le sue implicazioni, solo le due braccia perfettamente simmetriche. Anche in questo caso a sopravvivere è il display: la croce che finisce all'angolo. 

 

Solo Shows

 

2015

All that's missing is you, curated by Milovan Farronato, ABC-ARTE, Genoa, IT.

2013

Opere da 1 Kg, Wilson Project Space, Sassari, IT.

2012

Opere Cartesiane, Cripta747, Turin, IT.

2011

15:09:11, Galleria Alessandro De March, Milan, IT.

2009

Absent Bulletin, curated by Chiara Agnello, Careof DOCVA, Milan, IT.

Réel, Gallery Lucie Fontaine, Milan, IT.

Hidden Geometry, Placentia Arte, Piacenza, IT.

2007

ZUDTQCSS, curated by Claudia Battistella, Spazio FVG Villa Manin, Udine.

Mauro Vignando, Room Galleria, Milan, IT.

 

Group Shows

 

2015

Tower - an expansive group show of works on paper with artists ranging from Egon Schiele to Flora Hauser, Ibid Project, London, UK.

Desiderio, curated by Arianna Rosica e Damiano Gullì Museo L'ARCA, Laboratorio per le Arti Contemporanee, Teramo, IT.

2014

14 | 14 Modernityʼs first century, curated by Georgios Vogiatzakis, Plasma, Milano, IT.

Miraggi, curated by Samuele Menin, Palazzo Cittadini Stampa, Abbiategrasso, IT.

Convivio, curated by Paola Manfrin, Fiera Milano City, Milan, IT.

This Is Contemporary, X Giornata del Contemporaneo, Fondazione per l'Arte Bartoli Felter, Cagliari, IT.

Enzo, curated by Dario Costa, Wilson Project Space a Sassari, IT.

2013

Summer Show, Spazio Borgogno, Museo Pecci, Milan, IT.

Fessure, curated by Ermanno Cristini, Samuele Menin, Luca Scarabelli, Museo Internazionale Design Ceramico, Varese, IT.

Click or Clash?, curated by Julia Draganović e Federica Patti, Galleria Bianconi, Milan, IT.

2012

Les Associations Libres, curated by Nicola Setari and Dena Foundation, Maison Rouge, Paris, FR.

We love you, Limoncello Gallery, London, UK.

Straight Up, project by Elena Tavecchia and Alice Conconi, Family Business, New York, USA.

Estate, curated by Lucie Fontaine, Gallery Marianne Boesky, NY, USA.

Monochrome, curated by Michal Novotny, Gallery Skolska 28, Praha, CZ.

2011

Run°3, Room Gallery, Milan, IT.

Patterns of the mind, Turku Biennal 2011, selected by Milovan Farronato Aboa Vetus & Ars Nova, Turku, FIN.

Domesticity - Prague Biennale 5, curated by Lucie Fontine, Prague, CZ.

2010

SC13, curated by Chris Fitzpatrick & Post Brothers, San Francisco Antique & Design Mall, San Francisco, USA.

Persona in meno, curated by Chris Fitzpatrick, Angelique Campes and Erika Cooke, Palazzo Ducale, Genova / Palazzo Guarene, Alba, IT.

Persona in meno, Fondazione Sandretto / Fondazione Garrone, Turin, IT.

Interludium, curated by Milovan Farronato, conference hall de arte disputatio, Miart, IT.

Titolo Grosso, curated by Renato Leotta, Cripta 747, Torino, IT.

Mal d'archive, curated by K.Anguelova-C.Agnello and G.Mansart, La Friche La Belle de Mai, Marseille, FR.

Spasticus Artisticus, curated by Jota Castro and Christian Viveros-Faune, Cery Hand Gallery, Liverpool, UK.

Festa Mobile, curated by Davide Ferri and Antonio Grulli, various locations, Bologna, IT.

2009

La meglio gioventù, curated by Andrea Bruciati, Galleria Comunale d'Arte Contemporanea, Monfalcone, IT.

Italian open!, curated by Paola Clerico, Annet Gelink (the Bakery), Amsterdam, NDL.

L'indiano in giardino, curated by Alek O. and Santo Tolone, neighborhood Isola, various locations, Milan, IT.

As you enter the exhibition you consider this a group show by an artist you don't know by the name of Mr Rossi, curated by Paola Clerico, Spazio Minerva, Milan, IT.

New Italians Epic, curated by Andrea Bruciati, Brown project space, Milan, IT.