Il mio lavoro parla da sempre di metamorfosi e trasformazione. Mi lascio attraversare dalla sostanza, dal colore e da ciò che mi viene evocato dalla materia stessa. Da lì nasce un processo, significativo e rituale, che mi porta a concretizzare questo stato d'animo in un lavoro.
Le mie opere sono atlanti gestuali che nascono da ricordi. Non necessariamente ricordi visivi, spesso sensoriali e sinestetici. Neanche ricordi personali, almeno non solo. Direi spesso ricordi archetipici.
Gli elementi che formano il mio linguaggio non sono riconducibili ad un significato univoco, fluttuano sempre in un ambivalenza che pone lo spettatore in un corto circuito percettivo..
Le mie opere hanno più un senso che un concetto, poggiano su un piano sensoriale che invita lo spettatore a partecipare con la propria personale sensibilità.
Mi interessa indagare la fascinazione della materia e la sua trasformazione, la forma in quanto gestualità di autoaffermazione. Il processo attraverso il quale nasce un'opera non è mai premeditato, ma anzi si rivela attraverso sé stesso come un continuo riflesso.