NANNI VALENTINI, UN RACCONTO CHE SI ORIGINA DALLA TERRA

Matteo Galbiati, ESPOARTE Online, October 30, 2019
GENOVA | ABC-ARTE | 5 OTTOBRE 2019 – 5 GENNAIO 2020

di MATTEO GALBIATI

 

La mostra L’interspazio tra il visibile e il tattile costituisce un vero e proprio viaggio esplorativo e di scoperta nella ricerca di Nanni Valentini (1932-1985), grandissimo artista la cui visione si è sempre spostata tra la scultura e la pittura ed ha avuto nella ceramica la sua espressione più potente; per questa esposizione, la galleria ABC-ARTE di Genova, ci regalato e consegna, quindi, una retrospettiva antologica che colpisce e stupisce per la solida base con cui è stato concepito l’intero progetto, degno di un grande museo internazionale.

 

Nanni Valentini, Cratere, 1980, diam. 71 cm, terracotta greificata e ferro

 

La nostra ammirazione inizia già dalla scelta di aver privilegiato un grande maestro come Valentini che, in un certo senso, ha un debito con la storia dell’arte e il suo sistema dal momento che, l’iniziale tributo di fama e ammirazione, col tempo, si è poi affievolito, lasciando nell’ombra il merito della sua ricerca. Sono mostre come queste che definiscono il senso e ristabiliscono una corretta valutazione del ruolo che un artista ha avuto rispetto alla sua epoca e alla storia che l’ha preceduto e che ha consegnato come eredità. Grazie al contributo e all’impegno importante e determinanti dell’Archivio Nanni Valentini e al supporto critico di Flaminio Gualdoni, nella galleria genovese ci si immerge totalmente nello spirito di questo artista la cui sensibilità ha saputo definire e tradurre in modo eccezionale la solida malleabilità della ceramica, plasmandola con la leggerezza della sua visionarietà cosa che, nell’unicità della sua interpretazione, lo ha reso uno dei maggiori ceramisti internazionali della seconda metà del XX secolo. Dalle opere in terracotta, alle installazioni, dai piccoli oggetti ai grandi interventi, dalle carte alle poco conosciute (ma bellissime!) garze, questa esposizione fa viaggiare la riflessione sui punti cardinali di Valentini, compiendosi in una raccolta di veri e propri capolavori.

 

Nanni Valentini. L’interspazio tra il visibile ed il tattile, veduta della mostra, ABC-ARTE, Genova Photo credits Davide Bertola

 

Con un’attenzione precisa rivolta al decennio decisivo per il lavoro dell’artista brianzolo (d’adozione, essendo di natali marchigiani), quello tra il 1975 e il 1985, anno della prematura scomparsa, si comprende come l’artista abbia superato le difficoltà creative del decennio precedente e abbia saputo conquistare un’autonomia che pochi altri della sua generazione hanno saputo raggiungere. La grandezza di Valentini sta nella ragione con cui ha risolto gli squilibri tra l’intellettualismo della visibilità pittorica e la concreta forza della tattilità scultorea: da artista colto – ha avuto importanti frequentazioni sulla scena milanese dagli Anni ’50 in poi (Fontana ne intuì il talento e ne fu mentore) – si è mosso sempre in modo tentacolare, esplorando modalità differenti che, nella coerenza della loro intuizione, riconducevano sempre il pensiero all’anima profonda della sua convinta ispirazione.


Le trenta opere dell’antologica genovese ci chiariscono i confini precisi della sua dimensione espressiva, persuadendoci proprio di quel carattere unico che ha contraddistinto l’approccio mentale e fisico di Valentini e i suoi modi di intervento sulla materia, dove il fare si sposava sempre con il pensare.
La dimensione mentale era, infatti, l’incipit assoluto: era una meditazione precisa che incontrava poi il turbine dell’atto creativo e generativo e, infine, li portava alla loro restituzione nell’immediatezza mediata del gesto.

 

Nanni Valentini, Soglia, 1978-79, installazione, grès

 

 

Un gesto mai inerte e sempre carico di stupefacenti tensioni, vivaci ed autentiche nella loro esternazione empatica, che accentuavano quella caratterialità spiccata dell’opera, influente poi sulla sensibilità di chi guarda.
Le opere di Valentini sono raccolte in forme basilari, iconiche pulsazioni vive in cui la materia concede tutte le potenzialità semantiche che possono esserle attribuite grazie all’interpretazione alchemica degli elementi primari tanto cari all’artista. Ogni lavoro si fa soglia (tema fondamentale per Valenini), luogo di transizione di fenomeni che stanno tra il pensiero e la vita, tra l’intelletto e la quotidianità, tra le ipotesi e gli accadimenti, tutti capaci e abilitati a portare, grazie proprio alla mediazione dell’opera, l’animo a intercettare le consistenze silenti dello sguardo.