Archetipe forme e scure tonalità carattrizzano le sculture presentate dalla galleria in occasione del'ampia retrospettiva dedicata all'opera plastica di Nanni Valentini (Sant'Angelo in Vado, 1932- Vimercate, 1985) il cui titolo "L'interspazio tra il visibile e il tattile" è ripreso da un testo che egli pubblicò nel 1975. Incentrandosi sul decisivo decennio, 1975-1985, la mostra ci fa rivivere il periodo in cui l'artista marchigiano venne riconosciuto come uno dei maggiori esponenti della scultura in ceramica del secondo dopoguerra. La sua carriera inizia con gli studi di ceramica a Pesaro per noi frequentare, prima, l'istituto d'Arte di Faenza e la bottega di Bruno Baratti, e poi, l'accademia di Bologna. In seguito entra nella cerchia della Galleria La Salita di Liverani stringendo amicizia con Gastone Novelli, Emilio Villa e Gino Marotta. Sul finire degli anni cinquanta Vakentini abbandonò la sua terra d'origine per Milano, città in cui conobbe personaggi di spicco della scena artistica italiana come Giò e Arnaldo Pomodoro, Tancredi e, non da ultimo, Lucio Fontana con cui collaborò in occasione della realizzazione della monumentale Tomba Melandri a Faenz. Molteplici i premi vinti in tale periodo: dal Premio Faenza (1956, 1961, 1977) al premio del Syracuse Museum of Fine Arts (1958), Il 1976 è, invece, l'anno in cui si afferma nella scena meneghina grazie alla memorabile espozione allestita presso la Galleria Milano di Carla Pellegrini che lo vide come unico protagonista e ove presentò sia lavori pittorici sia scultorei: opere in cui emerse il suo singolare approccio alla materia, al colore e alla figura. Una serie di personali in importanti gallerie internazionali caratterizzarono i primi anni Ottanta (Babel a Heibronn, Vera Biondi a Firenze e Galerie -e di Monaco) a cui seguirono nel 1982, prima, l'invito ad esporre in una scala personale alla Biennale di Venezia e, successivamente, a "La sovrana inattualità" al Museum des XX Jahrhunderts di Vienna. Successivamente espone una vasta personale al Padiglione d'Arte Contemporanea di Milano, al Museu de la Ceràmica di Barcellona e, nuovamente, alla Galerie e-di Monaco per poi lasciare improvvisamente un vuoto nel mondo dell'arte contemporanea di fine Novecento. Attualmente, per via di questa vasta rassegna, possiamo ammirare una trentina, di opere che documentano la sua intensa stagione matura. La potenza delle sue asciutte visioni plastiche riecheggia in lavori come "Il cerchio", "La casa dell'angelo" o "Cratere" in cui il naturale colore del materiale impiegato è lasciato a vista trasmettendo ed accrescendo la potenza delle immagini evocate nei titoli. Inoltre, grandi opere inedite su carta s'alternano ad una serie di garze del 1975-1976, come "Trasparenza" frutto della sua indagine pittorica, in cui la leggerezza e la trasparenza del tessuto manifestano ancora una volta la sua sensibilità espressiva e tonale.
Maila Buglioni