LA FIERA PIÙ ANTICA D’ITALIA TORNA COME DA TRADIZIONE AD APRIRE IL CALENDARIO DEGLI EVENTI D’ARTE. E RICONQUISTA ANCHE LA PROPRIA SEDE STORICA. NOVITÀ E RIFLESSIONI NELLE PAROLE DI SIMONE MENEGOI
La scelta della primavera è stata dettata da una condizione di emergenza sanitaria ormai conclusa (e che speriamo vivamente non si riapra mai più). Circa la scelta delle date, i galleristi, interpellati con un sondaggio, non hanno avuto dubbi: la preferenza per il periodo invernale è stata netta.
Cosa dobbiamo aspettarci dall’edizione 2023? È ora di raccogliere i frutti di anni difficili affrontati con caparbietà?
Lo speriamo vivamente! Sì, non sono stati due anni facili. E abbiamo avuto molto meno di un anno per organizzare l’edizione del 2023, la prima dopo la pandemia a svolgersi nelle date invernali, sulla quale, oltretutto, pesava l’aspettativa di un rilancio. Grazie a uno sforzo fuori dell’ordinario di tutto il team di Arte Fiera, credo che saremo all’altezza delle aspettative su tutti i fronti, dall’offerta delle gallerie all’allestimento, dall’accoglienza al programma collaterale.
Al collezionista Enea Righi è stato affidato il ruolo di Managing Director: come si spiega questa scelta inedita?
Avevamo la necessità di ripensare alcuni aspetti della fiera che, pur non essendo legati al nocciolo della manifestazione – l’offerta delle gallerie, il programma di eventi – contribuiscono in modo significativo al suo successo: l’allestimento degli stand e delle aree comuni, l’accessibilità dei padiglioni, l’offerta culinaria… Cercavamo un manager che avesse dimestichezza con il mondo dell’arte, e che conoscesse le esigenze delle gallerie e dei collezionisti. Esiste una figura simile? E dove trovarla? Per un colpo di fortuna proprio qui, a Bologna. Righi, uno dei più importanti collezionisti italiani di contemporaneo, è un top manager con una carriera pluridecennale. E, da bolognese che ha un vecchio legame di affetto con la fiera della sua città, ha accettato di mettersi in gioco “per spirito civico”, come lui stesso ha detto.
Quali sono i fiori all’occhiello del programma?
All’ingresso del quartiere fieristico gli spettatori saranno accolti da un video inedito e creato per l’occasione da Yuri Ancarani – protagonista anche di una grande mostra al MAMbo – presentato su un megaschermo di 5×9 metri: è la prima Led Wall Commission, e non possiamo che augurarci che sarà seguita da altre dello stesso livello. In fiera il pubblico scoprirà Cosa succede nelle stanze quando le persone se ne vanno?, installazione diffusa commissionata a un grande artista come Alberto Garutti: un’opera che sfiderà gli spettatori frettolosi e ricompenserà quelli che vorranno dedicarle attenzione. Al fondo del Padiglione 25, che ospita le gallerie di contemporaneo, incontreremo Rescue, ambiziosa creazione al crocevia fra performance, coreografia – con tanto di musica dal vivo – e installazione del collettivo israeliano Public Movement. Un’opera che rilancia il legame di Bologna, e in particolare di Arte Fiera, con la performance, e che inaugura una collaborazione inedita con Fondazione Furla, la cui direttrice artistica, Bruna Roccasalva, ha curato l’intervento. Infine, torna Book Talk, il programma di presentazioni di libri che abbiamo inaugurato con la scorsa edizione e che, dopo il successo del debutto, quest’anno è curato da Guendalina Piselli, assistente alla direzione artistica di Arte Fiera ed ex co-direttrice di Fruit, la fiera bolognese di editoria indipendente. Un programma costruito in poco più di sei mesi, ma di cui sono veramente orgoglioso.
Prosegue il focus sulla pittura del XXI secolo, che giunge alla quarta edizione. In che direzione si consolida la sezione?
Vorrei passare il “microfono” a Davide Ferri, che segue la sezione da anni (è alla sua terza edizione): “Questa edizione sviluppa ulteriormente l’indagine sulle pittrici e sui pittori mid-career, artiste e artisti, cioè, che hanno già raggiunto la fase ‘adulta’ del loro lavoro, fondamentali per ricucire il filo di una storia che va dagli anni Ottanta, un decennio fortemente connotato dalla pittura, al lavoro delle ultime generazioni. Accanto a queste presenze la sezione include artiste e artisti oggi trentenni o appena quarantenni, segnati – è un dato generazionale – da un approccio alla figurazione diverso rispetto al passato recente, più frontale e diretto (e in alcuni casi proficuamente spensierato) e alcuni maestri di lunga esperienza, che hanno orientato il loro percorso soprattutto nel campo dell’astrazione”.
Tra le novità, la sezione Multipli. Come si articolerà e che obiettivo persegue?
Multipli risponde alla storia e all’identità di Arte Fiera come fiera inclusiva e democratica, che ha avviato all’arte moderna e contemporanea almeno due generazioni di italiani (l’anno prossimo festeggerà i 50 anni dall’apertura). Le opere in edizione incoraggiano una forma di collezionismo di base e diffuso: ci si può assicurare l’opera di un artista – a volte famoso – per una frazione del prezzo di una sua opera unica. È una mia vecchia idea, quella di creare una sezione di opere moltiplicate ad Arte Fiera; la testiamo quest’anno, sperando che il pubblico le riserverà un’accoglienza calorosa. In termini di struttura, le due curatrici, Lisa Andreani e Simona Squadrito (REPLICA – Archivio italiano del libro d’artista) hanno riunito in una decina di stand un campionario di che cosa si intende per “multiplo”: non solo stampe e libri d’artista – le forme più diffuse e conosciute di opere in edizione – ma anche tessili, ceramiche, oggetti… A questa varietà corrisponde quella degli espositori: studi editoriali, stamperie, editori, una galleria, un negozio di design in edizione limitata.
Al rientro nella sede storica, si è scelto di rinnovare e migliorare l’esperienza di visita, dall’allestimento all’accoglienza, ai servizi collaterali per pubblico ed espositori, che contemplano anche una ristorazione in fiera all’altezza del contesto. Come ci si è mossi per rinnovare l’approccio in tal senso?
Cito due elementi macroscopici: l’allestimento del Centro Servizi – la piazza coperta che accoglie il pubblico e raccorda i due padiglioni di Arte Fiera – affidato a MCA – Mario Cucinella Architects, una delle firme di architettura italiane più accreditate degli ultimi anni. Lo studio ha proposto ad Arte Fiera Connecting Green Hub, un grande tavolo-installazione, ecologico e waste-less che ospiterà vari servizi e diventerà un luogo di aggregazione per gli spettatori. E poi l’arrivo di Max Poggi, cuoco bolognese che ripensa le materie e la cucina del territorio in forma creativa e attuale, nella VIP lounge, mentre per il grande pubblico l’offerta dei bar – affidata a un servizio di catering di qualità – sarà arricchita da offerte gastronomiche locali e internazionali.
Avete fatto tesoro delle problematiche e delle criticità affrontate durante l’ultima edizione a livello organizzativo? Cosa avete imparato?
Che varare Arte Fiera quando nel quartiere fieristico bolognese si svolgono altre due manifestazioni, come è successo a maggio, non è un’opzione percorribile se non in casi di estrema necessità. Un motivo in più per preferire le date invernali.