La manifestazione punta a riposizionarsi nel panorama fieristico nazionale scommettendo sulle gallerie italiane per attirare compratori locali e stranieri.
Arte Fiera aveva annunciato un cambiamento e, in effetti, un cambiamento c'è stato. La 46° edizione, che si è tenuta dal 3 al 5 febbraio, è stata apprezzata da collezionisti e galleristi. I visitatori sono stati 50.000, in linea con i numeri pre-Covid e il doppio rispetto ai 25.000 del 2022, edizione fortemente criticata anche per le difficoltà in fase di allestimento, per cui la fiera si era vista costretta ad applicare uno sconto del 40% sul costo degli stand ai galleristi.
Diversi gli elementi che hanno contribuito al rilancio, tra cui il ritorno alla data invernale e ai padiglioni storici della fiera, il 25 e il 26, più belli e più facili da raggiungere. Ma, soprattutto, la nuova governance della fiera, che ha visto l'affiancamento al direttore artistico Simone Menegoi di Enea Righi in veste di managing director, uno dei più importanti collezionisti italiani, capace di convincere galleristi e collezionisti a riconsiderare la partecipazione alla fiera.
Righi e Menegoi
“Mi sono chiesto: come vorresti essere trattato da collezionista o da cittadino se vai in fiera?” ha spiegato Enea Righi. “Partendo da questa domanda mi sono occupato di logistica, comunicazione, allestimenti, servizi, tutto ciò che è importante nella visitor's experience. Abbiamo lavorato moltissimo sul collezionismo: sono venuti circa una cinquantina di collezionisti stranieri, soprattutto dall'area tedesca, ma abbiamo avuto anche un incremento notevolissimo dei grandi collezionisti italiani, perché dobbiamo sempre ricordarci che il collezionismo italiano, sia in termini numerici che di distribuzione sul territorio, non ha pari in Europa”. E il futuro? “L'anno prossimo Arte Fiera celebra i 50 anni dalla fondazione (1974): è stata la prima fiera in Italia e tra le prime in Europa; aspira a ridiventare la fiera delle gallerie italiane; più che sulle gallerie straniere, puntiamo al collezionismo straniero, e pian piano a inserire anche qualche straniera di livello”. “Avevamo lavorato bene e duro per quattro anni, ma mancava uno scatto” ha commentato Simone Menegoi. “La selezione di gallerie era già molto migliorata, così come il programma di eventi, ma non riuscivamo a cambiare la percezione della fiera. A livello di offerta, vogliamo opere che partano da cifre accessibili e per questo abbiamo inserito la sezione dei multipli. Inoltre, in un paese in cui ci sono tre fiere principali – caso unico in Europa – la specializzazione è tutto. Per cui, se Torino e Milano lottano per chi sia più internazionale, noi cerchiamo la nostra specificità nelle gallerie italiane e nell'arte italiana, naturalmente senza chiudere agli stranieri, che comunque sono presenti perché sanno che il collezionismo italiano è attivo e Arte Fiera è una fiera di mercato.”
Il moderno
I galleristi, in effetti, sono rimasti soddisfatti delle vendite, registrate durante tutta la durata della manifestazione. Ad accogliere i visitatori nella sezione del moderno c'era Richard Saltoun con uno stand che ammiccava alla storia della performance art a Bologna con una grande fotografia di “Imponderabilia” di Marina Abramovic e Ulay alla Gam nel 1977 e un dialogo tra artiste come Florence Peake, Silvia Giambrone e Franca Maranò, artista della ceramica che negli anni 70-80 si è fatta anche promotrice dell'avanguardia al sud attraverso la galleria Centrosei a Bari (5-12.000 euro). Il dialogo tra il moderno e contemporaneo caratterizzava anche altri stand della sezione: da Mazzoleni si andava da Marinella Senatore e Andrea Francolino, che ha registrato alcune vendite, fino a un de Chirico del 1930 da un milione di euro, passando dalle estroflessioni di Bonalumi e da un Felice Casorati a 500mila €. Particolare attenzione su Alviani, Dorazio e Salvo, quest'ultimo riscoperto negli ultimi anni dopo il focus della Quadriennale del 2020, presente anche alla Galleria l'Incontro. Questa ha venduto anche tre Gilberto Zorio tra 20-80mila €. Sempre nell'ambito dell'Arte Povera, vendute quattro opere in carta e acetato di Pino Pascali da Campaiola sui 12-25mila € ciascuna. Da L'Incontro sono stati venduti tre arazzi di Boetti nel range 100-140mila €; sold out di arazzi (a partire da 80mila €) anche da Glauco Cavaciuti. Un grande Piero Gilardi (100 x 100 cm) è passato di mano a 20mila € da Flora Bigai e due più piccoli a 4.500 € sempre dalla Galleria L'Incontro.
Della Scuola Romana di Piazza del Popolo, molto presenti oltre a Mario Schifano, con un grandissimo “Deserto” del 1983 (da Tonelli, a 240mila €) con buone vendite da Guastalla, tra i 15-90mila €, anche Tano Festa e Franco Angeli, passati di mano sui 15mila €. «La montagnola di Lettere di legno» di Mario Ceroli da De' Foscherari, a 250mila €, è il frutto della distruzione post-caduta Muro di Berlino di sue opere precedenti il 1989.
Per l'altra Scuola Romana, validi Fausto Pirandello da De Bonis (richiesta fino a 65mila €), ma con un range medio di vendite sui 20/30mila €, compreso Renato Guttuso. Un buon Giuseppe Capogrossi ha trovato il suo collezionista a 90mila € (da Campaiola). Visti bei lavori di Carla Accardi da Russo e da Glauco Cavaciuti, che ha venduto una sua opera a 65mila €, cedendo con soddisfazione anche un Mimmo Rotella (60mila €).
Buoni risultati anche per il Gruppo degli astrattisti di Como, a cominciare da Atanasio Soldati (3 opere cedute da Cardelli e Fontana, tra 18-45mila €). Nell'area o nei pressi dello Spazialismo le grandi estroflessioni di Agostino Bonalumi (presente in cinque gallerie con tele, cirè e bronzi) sono riposizionate sui 100-150mila € e un Roberto Crippa è passato di mano a 20mila € (da Cardelli e Fontana). Il maestro di Fontana e Bonalumi, Enrico Baj in trattativa per formati diversi, a partire da 35-50mila € e oltre (da Guastalla). Per l'Astrattismo lirico ed espressionista, un Giuseppe Santomaso del 1960 ha trovato il suo apprezzamento sui 150mila € (da Cortesi).
Della Pop Art internazionale, venduto un piccolo Tom Wesselmann su carta (da Flora Bigai) a 75mila €. Un bel Peter Halley, da Cortesi, era in trattativa a circa 100mila € e uno più grande del 2022 è meritatamente passato di mano da Mazzoli a 180mila € (da Albicocco c'erano i suoi multipli).
Per l'Optical Art, visti alcuni Alberto Biasi di grande qualità: uno rosso (Dep Art) e uno da Tornabuoni Arte a 120-130mila €, che ha venduto anche un notevole Victor Vasarely a 150mila €.
Per i pittori e scultori ultra-storicizzati: trattativa su una tela di Marino Marini “Cavallo e cavaliere” a 90mila € (da Guastalla) e molto presenti negli stand sia Arnaldo Pomodoro (fino a 330mila €) che Pietro Consagra. Molto richiesto Nanni Valentini, con affascinanti sculture (20-30mila €) e tele, da Abc-Arte. Per i grandi stranieri: un buon Karl Appel opzionato da Dellupi che ha venduto anche una carta di Georges Mathieu del 1952 e ha esposto vari Hans Hartung di spessore, tra 50-60mila €.
Quasi assente la figurazione tra fine Ottocento e primo Novecento, ma non privi di grazia alcuni Giovanni Fattori e Galileo Chini. Quest'ultimo venduto anche da Tornabuoni a 60mila €. Un Ottone Rosai a 18mila €, da Campaiola. Tra le fotografie, che si sono meritate una Sezione dedicata così come i Multipli d'artista, notata Lucrezia Roda, con le sue indagini tra i vetri di Murano e gli ambienti artigiani (fino a 10mila €, da Cortesi). Artefiera sembra aver premiato chi ha bilanciato bene la proposta tra moderno e contemporaneo rispondendo adeguatamente ad un reale e rafforzato interesse su investimenti ponderati e di fascia media o medio-alta.
Il contemporaneo e i premi
Anche nella parte dedicata al contemporaneo, c'erano opere di qualità. Stand curato da Fonti che, partendo da una grande opera di Eric Wesley sull'identità nell'era di internet, ha creato una collettiva sul tema del ritratto e dell'autoritratto (prezzi in stand da 2.000 a 65.000 euro). Da Schiavo Zoppello c'era un riuscito dialogo tra le ceramiche di Salvatore Arancio e le fotografie del tedesco Werner Feiersinger (prezzi tra 7-10.000 euro). Poggiali ha messo in conversazione artisti storicizzati come Claudio Parmiggiani e Arnulf Rainer e artisti contemporanei come Goldschmied, Chiari e Basil Kincaid, includendo anche Erwin Wurm con cui ha iniziato a lavorare di recente e di cui ha presentato un grande progetto pubblico a Firenze. Anche da P420 l'arte contemporanea dialogava con le opere di De Pisis. Da Galleria Continua, buone vendite nel range 2.000-18/20.000, ovvero sui giovani emergenti. Altissima la richiesta per Marta Spagnoli.
Sette i premi assegnati durante Arte Fiera 2023: la prima edizione del Premio Collezione Righi è stato assegnato a Massimo Grimaldi da ZERO…; il Premio ColophonArte è andato a Elena Mazzi da Ex Elettrofonica; il Premio Lexus – Gruppo Morini ad Andrea Respino della galleria Monitor; il Premio Osvaldo Licini by Fainplast a Lorenza Boisi di Ribot Gallery; il Premio Spada Partners (anch'esso alla prima edizione) a Flavio Favelli da Studio Sales; e infine il Premio The Collectors.chain di Art Defender all'artista saudita Maha Malluh con l'opera “The Mouse”, rappresentata dalla galleria MLZ Art Dep. Il TRUST per l'Arte Contemporanea, istituito nel 2020 dalla Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna e BolognaFiere, ha acquistato due opere per il Mambo: “reality is not contemporary” di Micol Assaël da Galleria ZERO… e “Anarchism” di Lucia Marcucci da Galleria Frittelli Arte Contemporanea.
Hanno collaborato gli studenti del Master in Economia e Management per l'Arte e la Cultura, 23° edizione, Roma: Lisa Arena; Giulia Bianco; Valentina Brosolo; Alessandro Calligaris; Lorena Carmignani; Tommaso Chiaramida; Mariaelisa Cogliandro; Lilia Delle Rose; Arianna De Vitis; Sofia Di Gravio; Giovanni Fenderico; Chiara Franzelli; Chiara Gramaccioni; Giulia Magliocchietti; Chiara Maroni; Stefania Mologni; Greta Montani; Martina Nutta; Micol Polacco; Martina Ricciardi; Flavia Strafaci.
ABC-ARTE, B29, Artefiera 2023, Ph. M Losurdo