Andrea Bianconi e Matteo Negri – A doppio senso
Casa Testori – Novate Milanese
Sempre oggi, ma a Novate Milanese, Casa Testori
inaugura la bi-personale di Andrea Bianconi (n. 1974) e Matteo Negri (n. 1982)che tornano, a distanza di sette anni, nel luogo dove la loro carriera è iniziata. Sia Bianconi che Negri, oggi consacrati dalla critica e dal mercato a livello internazionale, hanno infatti esordito nel 2009 proprio nella dimora testoriana di Novate dove, fino al 24 luglio, presentano due progetti espositivi di grande originalità pensati per la grande mostra della stagione estiva di Casa Testori. Sei interventi scultorei site specific cheMatteo Negri ha pensato per gli spazi del piano terra e per il giardino della dimora di Novate Milanese. Un progetto espositivo di grande impatto visivo che ribalta il punto di vista e le modalità fruizione del luogo: le opere ospitate nelle stanze della casa saranno, infatti visibili solo dall’esterno, spingendo il visitatore a essere nel contempo osservatore e protagonista. Non a caso, il titolo scelto per la sua personale, curata da Daniele Capra, Splendida villa con giardino, viste incantevoli, allude al lessico impiegato negli annunci di compravendita immobiliare, nasce dall’analisi delle funzionalità delle singole stanze di una casa, connotate ciascuna da finalità abitative di ordine differente. Negri sceglie, invece, di cambiare visivamente la loro destinazione d’uso, trasformando ciascun spazio in un luogo fisicamente inaccessibile alle persone, ma visibile dalle finestre del giardino. L’osservatore non è così banalmente attore passivo di un percorso già stabilito, quanto invece persona esortata ad andare alla scoperta dei contenuti proposti, flâneur che interagisce con gli stimoli ambientali che gli si pongono innanzi. You and Myself è invece il nome della personale di Andrea Bianconi, curata da Luigi Meneghelli, che ripercorre l’intero iter performativo dell’artista: accanto ad azioni poste sotto il segno del ludico (della sorpresa, dello stupore), ad azioni minimali, sommesse, incantatorie, Bianconi sviluppa altre performance che implicano autentiche “recite collettive”. Un bagaglio di performance lungo dieci anni in cui l’artista impiega il corpo come linguaggio espressivo e matrice di segno. Un segno che non cerca l’esibizione spettacolare, la rivelazione provocatoria, ma che acquisisce il proprio essere (la propria identità), cessando di essere segno di qualche cosa. Nelle sue performance siamo, infatti, invitati a cercare anche ciò che non c’è (che non si vede, che non si sente), a intuire l’alternativa possibile, l’altra faccia del mondo. A stanare il soggetto che si nasconde nell’altro (o nell’altrove).