“Ti vorrei portare in una strada vicino a Piazza del Popolo per vedere le strisce pedonali. Lì ho pensato di fare i quadri monocromi. Per me tutto è cominciato in quel momento”.
Inizia così la vicenda di Mario Schifano, dalla visione della realtà portata all’interno della sua opera. Il quotidiano e la vita reale entrano e divengono protagoniste del suo lavoro. Non omette il vissuto anzi lo esalta e lo rende il principale attore del suo essere artista. Il titolo della mostra imprime il senso del divenire nella sua opera attraverso la cattura di immagini, siano esse statiche, siano esse in movimento. In fondo il nomignolo a lui dato da Parise, il Puma, definiva bene una delle grandi qualità di questo straordinario artista: la sua agilità felina e ferina nel cogliere l’attimo della vita.
Sua compagna di viaggio fin dall’inizio è la macchina fotografica, in versione 6x6 e 35 mm, poi anche la polaroid. La visione schermica intesa come elemento strutturale e concettuale diviene essenziale nella pittura di Mario Schifano e anche il cinema come altro paradigma assunse una sua rilevanza.
Nel decennio degli anni ’60 Schifano compie i suoi tre viaggi americani; al suo arrivo a New York nel 1963 è colpito dai cartelloni pubblicitari, neri, sulla morte di John F. Kennedy e li fotografa; come fotografa la città con prospettive di ogni tipo, con tagli e inquadrature che riflettono una voracità visiva inarrestabile. Andare per strada, in viaggio, vedere, conoscere, lo sprona ad una nuova sensibilità, che va dal quadro-finestra al quadro-schermo.
I monocromi sono creati con grandi campiture di colore, uniforme, aggregato e disgregato da una stesura a smalto che cola e infrange il bordo dello schermo. L’immagine fotografica diviene una superficie visiva, le immagini della strada, della vita, potrebbero essere proiettate e accolte su queste superfici.
Maurizio Fagiolo dell’Arco, tra i più acuti interpreti del lavoro di Schifano scrisse: “L’arma di Schifano è il régard, un occhio-obiettivo, una camera fotografica mentale. Non vede una cosa ma la vede ‘inquadrata’, la vede ‘angolata’, considera cioè il mondo-della-vita dietro uno schermo, che è oggettivo ma finisce per dare un’impronta ‘astratta’ agli ultimi frammenti mondani”.
Le immagini fotografiche divengono nel tempo aggregazioni visionarie, testimonianze di momenti irripetibili, divenuti nel tempo mitici, montaggi e sovrapposizioni di soggetti e sensazioni. Si percepisce dalle stesse una “smania di bruciar tappe”, “quel suo correre rapinoso attraverso le cose del mondo”, “eccezionale qualità di puntare d’istinto ai bersagli giusti”.
In mostra si potranno vedere in alternanza con superfici monocromatiche, frutto di un momento negli anni ’70 di rielaborazione dei suoi soggetti con una attitudine all’autocitazione, ossia lo spazio concettuale della sua opera, una selezione della sterminata produzione fotografica di Mario Schifano, concentrata qui tra il 1963 e il 1970, anno del viaggio on the road in America con Nancy Ruspoli. Questa straordinaria raccolta è il fondo fotografico di Rinaldo Rossi, amico e sodale di Mario Schifano, di cui l’artista diceva “...in fondo lui è peggio di me!”.
La mostra è stata resa possibile dalla preziosa collaborazione dell’Archivio Mario Schifano, costituito nel 2003 da Monica De Bei Schifano e Marco Giuseppe Schifano.
Una pubblicazione bilingue, ABC-ARTE edizioni, sarà realizzata con testi autoriali e con un ricco apparato documentale.
ABC-ARTE ONE OF, Milano
Opening: giovedì 8 febbraio 2024
8 febbraio – 6 aprile 2024
via Santa Croce 21, 20121 Milano
T. 02 89 76 80 94
info@abc-arte.com
Mar-Sab: 15:00-19:00
ABC-ARTE, Genova
Opening: giovedì 15 febbraio 2024
15 febbraio – 15 giugno 2024
via XX Settembre 11/A, 16121, Genova
T. 010.86.83.884
info@abc-arte.com
Mar-Sab: 09:30-13:30 e 14:30-18:30 Dom-Lun: su appuntamento