Venerdì 10 Marzo alle ore 18.30, ABC-ARTE inaugura la mostra personale di Bernard Aubertin, a cura di Flaminio Gualdoni con il contributo critico di Dominique Stella, che sarà visitabile sino al 15 Maggio 2017.
La retrospettiva dell'artista francese, patrocinata dal comune di Genova e dall' Intitut Français-Italia si propone di documentare antologicamente e cronologicamente il percorso artistico del maestro nel periodo specifico degli anni sessanta e settanta.
"Nel 1957 ho incontrato Yves Klein e i suoi quadri monocromi. La bellezza della sua pittura mi ha impressionato, e non ho trovato il suo problema insolito: semplicemente, mi ha entusiasmato".
Così scrive Bernard Aubertin nel 1961 in Esquisse de la situation picturale du rouge dans un concept spatial, testo da cui questa mostra deriva il titolo, pubblicato sul numero 3 della rivista "Zero" di Mack e Piene.
I suoi monocromi sono, da subito, rossi. È un colore energetico, il rosso, che le avanguardie tutte, futurismo e arte sovietica in testa, hanno assunto per la sua originaria forza assertiva. La lezione è quella, primariamente, di Kandinskij, che in Dello spirituale nell'arte scrive: "Il rosso esercita interiormente l'azione di un colore molto vivo, vivace e irrequieto... nonostante tutta la sua energia e intensità ha una robusta nota di immensa forza quasi consapevole del proprio scopo".
L'orizzonte di Aubertin è quello tracciato dalla memorabile mostra "Nul" allo Stedelijk di Amsterdam nel 1962, che lo vede esporre con Fontana, Schonhooven, Mack, Uecker, Haacke, Peeters, Arman, Armando, Mavignier, Castellani, Manzoni, Dadamaino, Lo Savio, Dorazio.
Come scrive Flaminio Gualdoni nel saggio introduttivo, "Complice dei dettati del tempo, Aubertin si sottrae all'esecuzione, e con ciò stesso non solo alla retorica dell'abilità ma anche a quella dell'espressione della propria intimità, e nel rosso ritrova sensazione dinamica prima, energia a una sorta di stato sorgivo di vitalità distillata. E proprio come il blu per Klein, anche il rosso di Aubertin porta in se stesso la sua storia tutta, fatta dell'idea del sangue, dell'amore che può trascendere la propria fisicità, di un'energia immateriale e possente: "Ogni elemento ha un suo colore: la terra è azzurra, l'acqua è verde, l'aria gialla, il fuoco rosso", ammonisce Paracelso".
Un nuovo prezioso libro della collana bilingue, italiano ed inglese, ABC-ARTE edizioni, viene dedicato alla mostra. Contiene il testo critico del curatore Flaminio Gualdoni e di Dominique Stella, fotografie, approfondimenti, la documentazione degli interventi dell'artista ed un estratto dell'articolo pubblicato sul numero 3 della rivista "Zero" di Mack e Piene.
ABC-ARTE ringrazia la Galleria Rosenberg per il fondamentale contributo nella raccolta della documentazione e degli apparati inerenti alla mostra.
Bernard Aubertin nasce a Fontenay-aux-Roses nel 1934. Compiuti gli studi presso la Scuola Statale di Decorazione, da autodidatta, si avvicina alcubismo ed al futurismo. Fondamentale fu il suo incontro nel 1957 con Yves Klein; dall'anno successivo, infatti, darà inizio alla creazione delle sue celebri tele monocrome. Aubertin inizia la sua storia di pittore monocromo realizzando i suoi primi "rouge total". Le ricerche dell'artista si focalizzano dapprima sul colore rosso, inteso come fuoco, energia. Realizza i cosiddetti Tableaux Feu (quadri fuoco), animando tele monocrome rosse, con chiodi (Tableaux Clous), fil di ferro (Tableaux Fil de Fer), fiammiferi (Parcours d'Allumettes) e svariati materiali, dai ceri, alle reti di ferro. La sua concezione della pittura è metafisica: attraverso il rosso egli traspone sulla tela l'energia dell'anima. L'essere spirituale si rivela attraverso l'arte e nulla più del colore potrebbe rappresentare una tale forza.
A partire dadli anni '60 Aubertin introduce nel suo repertorio anche il fuoco: un mezzo espressivo che a tutti gli effetti diventa la manifestazione fisica del suo colore rosso. Molti dei suoi lavori consistono in composizioni astratte create usando fiammiferi che vengono poi accesi creando variazioni spontanee generate dalla natura della fiamma. Il processo con cui le opere sono create è intrinseco al gesto finale. Lo spettatore può chiaramente avvertire il manifestarsi della trasformazione. A tutti gli effetti la natura distruttrice del fuoco diventa creatrice di rinascita.
Dal 1962 Aubertin è uno dei membri fondatori del movimento internazionale Zero, partecipa alle loro mostre e intrattiene corrispondenze con Heinz Mack, Otto Piene e Piero Manzoni. Con essi condivide un simile rifiuto dell'arte come linguaggio e la convinzione che essa debba manifestarsi in maniera semplice e austera. I lavori rossi di Aubertin diedero impulso ad una energia ed ad una vibrazione che furono emblematiche del movimento.
Le sua ricerca artistica si svilupperà tra gli anni '80 e gli anni '90 in performances in cui egli stesso darà alle fiamme pianoforti e automobili, mentre negli ultimi anni il colore rosso dei monocromi è stato sostituito dal bianco, dal nero e dall'oro. La monocromia di Bernard Aubertin rappresenta il silenzio pittorico: l'arte non è descrizione, l'arte non ha nulla da dire, non ha niente da esprimere. L'arte è trasposizione dell'essere, dello spirito e, per tale ragione, non può spiegarsi attraverso segni grafici, parole, forme. Bernard Aubertin è stato uno degli artisti fondatori del gruppo "Zero" di Dusseldorf. Già dagli anni sessanta le sue opere furono esposte in tutta europa e negli Stati Uniti, inclusi il R. Guggenheim Museum (New York), lo Stedelijk Museum (Amsterdam), ed il Palais de Tokyo (Parigi). I suoi lavori sono inoltre presenti, tra i tanti musei, anche nelle collezioni permanenti del Musee de Graz, del Museum of Dusseldorf, e presso il Centre National de l'Art Contemporain (Parigi).
Dal 1990 ha vissuto e lavorato in Germania, fino al 2015, anno della sua morte.