È dedicata a Tomas Rajlich, indiscusso maestro della pittura fondamentale Olandese e a tutt'oggi nome di punta per quel che attiene l'indagine intorno al colore, l'antologica proposta della galleria ABC-ARTE di Genova. Un'indagine tutt'altro che superata, sempre viva e generatrice di continue sorprese e che, nel caso di Rajlich rappresenta anche la via cui guardano con interesse le nuove generazioni che hanno scelto la pittura come mezzo prediletto di espressione.
La mostra offre l'opportunità di osservare l'evoluzione stilistica dell'artista, i punti di partenza e le movenze iniziali di una ricerca che trova un chiaro riferimento nel generale contesto di quella che in Italia è stata definita Pittura Analitica, o in Europa Astrazione Lirica o Radicale.
Moventi che si eplicitano in Rajlich nel particolare rapporto che egli intrattiene con il colore e che, come vuole la tradizione europea, a differenza delle similari ricerche d'oltreoceano, non recide mai quel dato soggettivo in cui l'elemento cromatico diventa veicolo di poesia, medium in cui la profondità, della coscienza cerca di esprimere la propria voce.
Fondamentali per la carriera di Rajlich sono la consapevolezza delle ricerche di Piero Manzoni e Yves Klein, l'uno per l'acromia, l'altro per la monocromia, che si rintracciano in Rajlich nella rielaborazione di superfici uniformi sulle quali, tuttavia, interviene con razionalizzazione di tracciati, trame, grafiche essenziali, solo apparentemente fredde ed esplicitamente mentali.
Sebbene il dato geometrico sia evidente, questi segni sono rappresentativi di una fisicità e di una corporeità, segni che passano attraverso l'analisi ma essenziali a Rajlich a comprendere le radici stesse della pittura e dunque del suo stesso agire. Cos'è dunque la pittura? È Flaminio Guadaloni, curatore della mostra a rispondere: <<è ragonamento critico sulla pittura nell'atto stesso del fare pittura. È contemporaneamente, però, anche il tentativo di liberarsi della zavorra storica della disciplina per mantenerne e affermarne ben salda l'identità sorgiva: per molti è la rivendicazione della necessità ineludibile del pittorico - e con quanta filigranametafisica si può intravvedere in genealogie che si richiamano a Malevich, a Mondrian, a Reinhardt, allo stesso Klein - e dunque l'ipotesi più probante della continuità d'una indentità storica, quella della pittura, che, attraverso fortune e crisi infine estreme, non dismette tuttavia dal porsi come lo snodo disciplinare centrale, per tradizione secolare, dell'artistico>>.
Per Tomas Rajlich, la strada della pittura, in altri termini è, e nell'interazione con quella griglia geometrica sua cifra distintiva, la battaglia dell'uomo fra natura e artificio, quella battaglia in cui il profondo della coscienza tenta di liberarsi nell'oggetto, nella superficie del quadro che metaforicamente diventa superficie di esperienza.