Archiviate le delusioni e insoddisfazioni della mezza edizione post-covid di maggio, logistica urbana e organizzazione degli spazi interni sono tornate agli standard precedenti, se non migliorate (ad es. nel desk dell’accoglienza).
Vediamo subito cos’hanno scelto di fare alcune corazzate italiane del settore.
Sia Tornabuoni Arte che Galleria Continua hanno presentato opere importanti ma anche un ampio ventaglio di nomi e prezzi.
La prima, con pochi grandissimi campioni, tipo Pablo Picasso (con una gouache, per un piatto, del 1957) ma invece opere molto belle di Victor Vasarely, Alberto Biasi e tanti lavori da Emilio Isgrò a Galileo Chini sia nel front-space che nella metà più appartata dello stand.
Galleria Continua è tornata a Bologna dopo due anni di assenza, con uno stand disegnato con Carlos Garaicoa, un focus su Marta Spagnoli e molti giovani emergenti.
In ambedue i casi, pur nella profonda diversità delle proposte, l’impegno con acquisto da parte dei collezionisti è stato largamente orientato ad una ponderata fascia di investimento.
Anche da Mazzoleni l’offerta è stata articolata nello storicizzato più impegnativo, da Giorgio De Chirico (1930) a Felice Casorati fino ad un’importante estroflessione Arancione di Bonalumi (1968). Ma non mancavano pezzi per il collezionismo più giovane, da alcune migliaia di euro.
Primo Marella ha scelto anche proposte più recenti ed economicamente meno gravose, da Haco Hankson a Elio Marchegiani fino a Andrianomearisoa, Ruben Pang, l’Optical Illusion Art di Kenji Sugiyama e He Wei.
Rilevata la tendenza di fondo, maggiormente efficace nella congiuntura, si è notata una buona qualità nelle proposte dello storicizzato.
Ottima presenza per l’Optical Art, con alcuni Alberto Biasi, tra cui quello rosso di DEP ART ed anche Carla Badiali. Degno di nota un Giuseppe Santomaso del 1960 (da Cortesi).
L’Arte Povera è stata molto presente ed è andata piuttosto forte, con Pino Pascali (da Campaiola) e molti arazzi di Alighiero Boetti, che non bastano a soddisfare le richieste da sold out (Glauco Cavaciuti) integrate comunque dai suoi multipli (da Litografia Bulla).
Belli e molti i Salvo, sulla cui pittura si è riacceso un faro dopo la Quadriennale del 2020 (Galleria l’Incontro) e sostenuta anche la presenza di Gilberto Zorio, seguito da Piero Gilardi (da Flora Bigai e Galleria L’Incontro).
Anche la cosiddetta Scuola Romana degli anni Sessanta, placatisi finalmente i contenziosi tra enti certificatori di Mario Schifano, dopo Arte in Nuvola a Roma, è molto presente anche a Bologna (es. Accademia, Campaiola, Deniarte,Guastalla) con un Deserto abbastanza impressionante (1983, da Tonelli) e con Tano Festa e Franco Angeli.
Un bel Giuseppe Capogrossi si è visto da Campaiola. Validi lavori di Carla Accardi alla Galleria Russo di Roma e da Glauco Cavaciuti e di Mimmo Rotella. Buoni alcuni Piero Guccione da Stefano Forni.
Per lo Spazialismo, temporaneamente eclissato dagli stand Enrico Castellani, è vivace la presenza di estroflessioni, grandi e medie, di Agostino Bonalumi (con tele, cirè e bronzi, in ben 5 gallerie, tra cui Cortesi).
Davvero elevata e meritevole di altre quotazioni la qualità delle opere del Gruppo degli Astrattisti di Como da Atanasio Soldati a Mauro Reggiani, con l’aggiunta del toscano Gualtiero Nativi e del veneziano Giovanni Korompai (dalla galleria Cardelli e Fontana).
Per la grande scultura diversi Arnaldo Pomodoro e Pietro Consagra, poi Nanni Valentini, con affascinanti sculture e tele da ABC-ARTE.
Tra i grandi nomi stranieri vanno citati un buon Karl Appel e vari Hans Hartung (Dellupi) e un ipnotico Heinz Mack (da Cortesi).
Per la Pop Art internazionale un grande Tom Wesselmann (da Flora Bigai) e alcuni Peter Halley (da Cortesi e Mazzoli) oltre che da Albicocco, nella Sezione Multipli, elegante e fortemente voluta da Simone Menegoi (Direttore Artistico di ArteFiera) insieme a quella dedicata alla Fotografia.
Da Verolino, un’amabile ed importante raccolta di arazzi e tappeti su disegno di grandi artisti, da David Tremlett agli storicizzati Josef Albers, Alexander Calder e Mirko Basaldella.
Relativamente ristretta la presenza di Futurismo e Secondo Futurismo con le principali proposte alla Russo di Roma e da Bottegantica di Milano, con il meno noto aeropittore Domenico Belli e i fratelli Michaelles (RAM ovvero Ruggero Alfredo ed Ernest). Corposi gli esempi, sia pittorici che grafici, per Mario Sironi (Galleria Russo, Proposte d’Arte, fino a Galleria Cinquantasei).
Pochissime opere fine Ottocento-primo Novecento, tra cui un ottimo Giovanni Fattori.
Molti operatori hanno registrato un robusto mix di “risveglio e cautela” (Guastalla) con una crescita di interesse speciale verso la Pop Art italiana, sicuramente aiutata dalla mostra in corso da David Zwirner, a New York, fino al 23 febbraio.
Artefiera è sembrata raccogliere un buon risultato complessivo, in relazione al bilanciamento delle proposte di alta qualità su una fascia media di investimento.
Nei Book Talk, a cura di Guendalina Piselli, buona rassegna su libri e report anti-fuffa, di cui ci limitiamo a citare quelli che abbiamo ritenuto sin qui indispensabili da leggere:
1) Alessandra Donati e Filippo Tibertelli de Pisis, L’archivio d’artista. Princìpi, regole e buone pratiche (Johan & Levi, 2022) e 2) Silvia Anna Barrilà, Franco Broccardi, Maria Adelaide Marchesoni, Marilena Pirrelli e Irene Sanesi, Quanto è (ri)conosciuta all’estero l’arte contemporanea italiana.
Dal programma di mostre ed eventi dentro e fuori ArtCity estraiamo (soggettivamente) alcune perle: l’intervento dello street-artista Gonzalo Borondo nell’ex Chiesa di S.Mattia, a cura della MAGMA Gallery; la mostra di Patrick Proktor nelle cantine di Palazzo Bentivoglio, e tra i fotografi selezionati nel recente premio del MAST, il video con stimoli da autodifesa per gig-workers del palermitano Salvatore Vitale, Depth by GPS.
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