Se si parla di Hermann Nitsch (Vienna, 1938 – Mistelbach, 2022), lo si associa all’Azionismo Viennese, di cui fu indubbiamente il principale esponente insieme a Günter Brus, Otto Mühl e Rudolf Schwarzkogler. E di lui si ricordano principalmente l’uso iniziale del sangue lanciato sulle grandi tele, lo squartamento di animali e le azioni performative che gli causarono arresti, processi, condanne ed esili dal proprio Paese.
L’attualità di Hermann Nitsch
La mostra, curata da Flaminio Gualdoni, presso la sede genovese di ABC Arte, si è avvalsa della preziosa collaborazione del Museo Hermann Nitsch / Archivio Laboratorio per le Arti Contemporanee, aperto a Napoli nel 2008, fondato e diretto da Peppe Morra. Anche lui – che ha seguito da tutti i punti di vista l’operare dell’artista sin dal 1974, l’ha esposto nello Studio Morra, l’ha editato, l’ha collezionato e ne ha conservato i materiali – ribadisce l’attualità di Nitsch, definendola come “la possibilità diretta di fare esperienze nel tempo eterno, in una realtà di continuità”.
Oggi, le controversie che hanno colpito l’artista austriaco vengono lette attraverso il distacco operato dal tempo e dalla storicizzazione critica. Quando Nitsch fondò Das Orgien Mysterien Theater, il Teatro delle Orge e dei Misteri – idea elaborata già nel 1957 – correvano i primi Anni ’70, e l’artista aveva appena acquistato il castello tardo-barocco di Prinzendorf. Qui, nella Bassa Austria a nord di Vienna, a un’ora di distanza dalla capitale, realizzò, tra gli altri eventi, i famosi 6-Tage-Spiel (Azione di 6 giorni) dal 3 al 9 agosto 1998 e lo 2-Tage-Spiel (Azione di due giorni) del 31 luglio e 1° agosto 2004.
La mostra di Hermann Nitsch a Genova
La mostra da ABC Arte presenta un buon assortimento di opere di Nitsch, nel periodo che va dal 1962 al 2020.
“Nelle mie azioni voglio che si senta l’odore del sangue e della carne”, dichiarava Nitsch, ma una mostra non può che cristallizzarne il senso, così che le sue opere, esposte oggi in galleria, sembrano quasi asettiche, raffreddate nella loro materialità primigenia. Si è cercato tuttavia di rendere la presentazione coerente con un’ambientazione da opera d’arte totale, suggerendo relazioni tra tele, installazioni, oggetti e materiali delle performance, mentre i gesti dell’artista vengono ricordati nel filmato della 158. Aktion, svoltasi nel 2020 proprio al Museo Hermann Nitsch di Napoli.
Aprono il percorso espositivo due grandi tele con la 18. Malaktion Napoli Studio Morra del 1986, che sintonizzano subito l’occhio sul colore rosso. Nella stessa prima sala si vedono i pastelli su carta degli Esercizi cromatici del 2008, che contrastano per equilibrio e ‘ordine’ anche con l’esemplare n. 2/30 dell’interessante rappresentazione schizzata di Edipo Re, del 1971/2017.
L’azione n. 158 di Hermann Nitsch
Proseguendo, si incontrano le installazioni, appunto, della 158. Aktion che, da protagonista della mostra, si dilata tra pavimenti e pareti di ben tre sale. Per realizzarla l’artista si era avvalso del supporto del suo collaboratore Giuseppe Zevola, mentre gli attori agivano rovesciando brocche di sangue, pomodori e uva sui corpi nudi distesi su croci o coperti da vesti bianche che si intridevano di liquidi, come documentato qui da una serie di 9 fotografie dell’evento.
Il rituale quasi liturgico della festa-cerimonia ha una forte valenza teatrale, dove il baccanale sfrenato e crudele che ne può scaturire dovrebbe, nelle intenzioni dell’artista, portare a una catarsi da tragedia greca. Vedere, toccare, assaggiare, sentire sono gesti che fanno parte di ciò che il pubblico è invitato a provare all’interno dell’opera sinestetica di Nitsch. Oggetti, strumenti e apparati scenici, camici insanguinati, barelle, una scala, teche con bisturi, provette e alambicchi, bende, bacinelle, seghetti, barattoli di colore, pezzi di legno inchiodati a formare croci, paramenti sacri e, poi, quelle strane zollette di zucchero e i fazzoletti di carta quasi a delimitare i confini delle opere sono i simboli di una sfida di carattere esistenziale. Qui giacciono inerti nelle stanze, ma possono davvero turbare, se li si pensa come elementi necessari di una tavolozza usata non per fingere di dipingere, ma per far vivere a tutti la (propria) “natura”.
Altre “azioni di pittura”
Sono da menzionare anche altre opere esposte, come la meno drammatica 85. Malaktion, una tela datata ancora 2020, con colature di colori diversi, con dominante il rosso. In Die Eroberung Jerusalem (La conquista di Gerusalemme) si intrecciano figure misteriose fittamente numerate, che tanto somigliano a organi umani, attraversate da linee labirintiche di marcata valenza espressiva. Nella terza sala sono presenti pure due tele della 77. Malaktiondel 2017, che utilizzano tipicamente, insieme alle colature rosse, una stola e altri elementi di ornamenti liturgici. Completano la parte documentale alcune fotografie degli anni ’70.
La mostra è nel complesso ricca di stimoli e pone in rilievo l’operare di un artista ancora molto attuale, al di là di un’eventuale “paura derivante dal pensiero dell’arte concepita in quella maniera” – come sottolinea lo stesso Peppe Morra, colpito da Nitsch nel 1972, a Documenta 5, a Kassel. L’attacco a tutti i sistemi distinti in favore di una sorta di teatro globale, che abbia la capacità di mettere in scena senza limiti le possibilità dell’uomo, diventa davvero una grande azione trasformativa e, insieme, una festa esistenziale dell’uomo.
Linda Kaiser