Antonio Borghese proviene da una famiglia di collezionisti. Sin dall’infanzia è stato legato all’arte e agli artisti che hanno alimentato il suo sviluppo individuale e relazionale. Il suo progetto di galleria nasce da un profondo interesse per l’arte contemporanea, in particolare per gli artisti che necessitano di una rilettura critica attuale. “Il nostro approccio si fonda su valori chiari: rappresentare artisti con una solida visione artistica e ricca di sfaccettature, non guidata esclusivamente dal mercato ma dalla qualità intrinseca del loro lavoro” precisa Borghese che aggiunge “vogliamo difendere l’integrità artistica e promuovere un dialogo costante tra l’artista e il collezionista. ABC-ARTE si dedica al mercato primario. Ogni mostra che realizziamo è accompagnata da una pubblicazione critica, in collaborazione con curatori e critici di fama internazionale”. Borghese è direttore della galleria ABC-ARTE con la sua sede storica di Genova, affacciata sulle arcate del Mercato Orientale della città e con la sede milanese di ABC-ARTE ONE OF, in un contesto culturale più dinamico e sperimentale. Appartiene alla generazione dei millennial, la componente più vivace del collezionismo contemporaneo.
Come vede i collezionisti millennial dalla prospettiva del gallerista?
“Abbiamo notato un crescente interesse da parte di collezionisti millennial negli ultimi anni, la loro attenzione si concentra su artisti emergenti, opere ultra contemporanee e temi legati all’attualità sociale, come l’inclusione di artiste donne o artisti provenienti da minoranze, afroamericani in particolare. Questa generazione – che è anche la mia – è molto sensibile alle questioni culturali e sociali, il loro interesse si orienta verso opere che riflettono questi valori”.
Non solo componente culturale e artistica però…
“Molti millennial vedono l’arte non solo come una passione, ma anche come un potenziale investimento, le rivalutazioni significative negli ultimi anni, specialmente per artisti come Griffa, Rajlich, Valentini e Nitsch, hanno catturato l’interesse di nuovi collezionisti grazie alla riscoperta critica delle loro opere. Tuttavia, il valore emozionale dell’acquisto rimane centrale per questa generazione, che tende a combinare l’estetica e l’emozione con la consapevolezza del valore economico potenziale”.
Spostandoci sul tema delle riforme regolamentari che sono attese nel settore, quali sono gli aspetti critici da rivedere?
“Uno degli aspetti più critici che affrontiamo oggi riguarda le norme fiscali sulla tassazione delle transazioni derivanti dalla vendita di opere d’arte in un mercato che è sempre più globale. In Italia l’aliquota ordinaria sulle opere d’arte è del 22%. Molto più elevata di quella della stragrande maggioranza degli altri Paesi europei. A porre in svantaggio l’Italia vi è anche la tassazione sulle opere d’arte importate in territorio italiano, soggette a una tassazione Iva pari al 10% del loro valore. A titolo di confronto, l’aliquota applicata per l’importazione di beni artistici nel Regno Unito è del 5%, in Francia del 5,5%, in Germania del 7%. Qualsiasi collezionista che volesse importare o acquistare un’opera nell’Unione Europea non lo farebbe certamente in Italia”.
Entro la fine del 2024 sarà implementata nel nostro ordinamento la direttiva (UE) 542/2022. Potrebbe essere l’occasione per abbassare l’aliquota IVA sugli oggetti d’arte e sui i beni da collezione...
“Per garantire la competitività del mercato italiano sarebbe utile cogliere l’occasione e ridurre l’Iva al 5%, così come previsto dalla Direttiva europea 2022. Purtroppo, gli esempi di questo svantaggio competitivo sono numerosi: la settimana scorsa non siamo stati in grado di soddisfare un collezionista estero che voleva acquistare un importante opera di Tomas Rajlich e che ha preferito acquistarla in Belgio perché non riuscivamo ad essere competitivi per via della enorme differenza in termini di aliquota Iva. Accade spesso che rinuncino all’acquisto anche per via dell’imposizione del Diritto di Seguito (aliquota a scaglioni, fino a 50.000 euro è pari al 4%) vigente in Italia ed in altri paesi sulle transazioni di opere d’arte, normativa non esistente in altri paesi come la Svizzera”.
Dal punto di vista curatoriale, invece, di cosa il nostro sistema avrebbe bisogno per la circolazione delle opere d’arte?
“Le storiche e consolidate fiere italiane offrono ottime panoramiche in termini curatoriali della situazione attuale. Sarebbe sicuramente auspicabile che anche da noi si adottassero metodi di selezione e organizzazione tali da garantire l’impegno che ogni galleria assume in termini di sostegno alla ricerca dei propri artisti. Ad esempio, come fanno le più importanti fiere internazionali che esigono contrattualmente il rispetto della proposta presentata nella domanda di ammissione e verificano la coincidenza dei nominativi degli artisti previsti ed esposti. Questi modelli potrebbero favorire una maggiore trasparenza e professionalità nel mercato, contribuendo a far crescere l’interesse e la partecipazione a livello internazionale”.