IL POTERE DELL'INCERTEZZA
Il titolo della mostra allestita nella galleria genovese richiama alla mente il principio di indeterminazione del fisico tedesco Werner Heisenberg, secondo il quale due variabili coniugate non si possono misurare simultaneamente senza una incertezza minima ineliminabile. Su questa dimensione indaga l'arte, in quanto per definizione non è storia lineare, ma piuttosto una particella, inafferrabile e inclassificabile, di noi stessi.
Così Matteo Negri realizza, con L'oro di Genova, un Kamigami flat, un insieme infinito in cui, da una parte, disassa lo spazio ortogonale del reticolo urbano e, dall'altra, inganna la materia con il cromoliquido. La sua ricerca autonoma si amplifica nei Ricordi di un'estate, una vecchia cassettiera che nasconde oggetti della memoria, magia dei piccoli riflessi degli specchi (il mare, un tramonto?).
ALGORITMI E POST-IT
Patrick Tabarelli, invece, lavora su una pittura multisensoriale, che costruisce attraverso un software digitale. I suoi acrilici su tela intitolati {F}, basati sullo stesso algoritmo (F sta per flowfield) e pochi colori, giocano proprio sull'indeterminazione. L'artista ha costruito appositamente la "macchina che fa unicità" e che, fedele al nome, non salva mai gli originali, rendendoli irriproducibili. C'è poi Viviana Valla, le cui opere raffinate parlano di un ordine apparente, cui fa eco un disordine interiore. La sua cifra stilistica sono i post-it recuperati, strappati, appiccicati sulla tela, cancellati spesso da altri segni - l'evidenziatore verde, la matita rossa, la biro blu, l'UniPosca bianco, la pittura, i materiali di riciclo - e stratificati o abrasi come i pensieri e le emozioni. Richiama l'intimità, il diario, ma anche la censura, nella sua volontà di nascondere il messaggio che lancia.
ASTRAZIONE E PIXEL
Giulio Zanet preferisce le forme astratte, le sagome irregolari, contraddittorie, che riportano impronte di rete metallica, scotch strappati, secondo texture imprecise e casuali. Sta allo spettatore leggere la pittura, i colori e persino la direzione delle opere, che lui cambia spesso, come eventuali paesaggi astratti. Isabella Nazzarri crea sul soffitto a volta un grande vortice site specific, Genesi, con una forma unicellulare al centro. Il suo ciclo, il Sistema innaturale, concatena gli elementi (di richiamo fitomorfo) in una sorta di atlante classificatorio.
Paolo Bini, infine, costruisce una pattern painting cromatica e astratta su nastri di carta che monta su tela, in opere come Osmosi dove, tra pixel e scanner, restituisce una visione lirica e ben scandita della realtà.
Linda Kaiser
Genova // fino al 23 settembre 2016
Principio di indeterminazione / L'astrazione dopo l'astrazione
a cura di Ivan Quaroni
ABC ARTE
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