Nella 27ma Miart è in «Crescendo» anche il mercato

Michela Moro, IL GIORNALE DELL'ARTE, Aprile 16, 2023

Moltissima pittura, significativa presenza di sculture, buone vendite fino a 50mila euro e moderno da rinforzare, in una classica, ben riuscita, fiera italiana

 Sabato affollato ma praticabile a Miart, dove molti collezionisti di rilievo si sono visti in una giornata per tradizione dedicata ai visitatori meno specializzati. Buon segno per la fiera che si conclude domani nella generale, sia pur misurata, soddisfazione. «Nelle fiere non si può mai sapere fino all’ultimo, qualcosa può succedere anche domenica prima della chiusura, dice Tommaso Corvi-Mora, questa è una fiera che ha adottato una strategia giusta e interessante, non misurata sul sold out. Mai dire mai». Il gallerista londinese ha venduto metà delle ceramiche esposte e due grandi dipinti: «Va bene così». In genere il grosso delle vendite avviene il primo giorno di fiera, quello riservato ai collezionisti, per poi rallentare, ma pare che le cose stiano cambiando. «Il primo giorno non ho venduto nulla, dice Thomas Brambilla, poi è stato un crescendo, un andamento strano rispetto al solito, ma non mi lamento di certo!».
 
Una buona edizione per Monica De Cardenas: «È passata moltissima gente, buoni collezionisti internazionali e vendite meglio del solito». Hanno venduto anche Renata Fabbri e Federico Luger, Wizard Gallery: «Il grande dipinto di Attila Szűcs finirà in Cina, abbiamo venduto anche Diango Hernández, Fausto Gilberti e Edgar Orlaineta. Abbiamo avuto molti visitatori». Galerie Crèvecœur, Parigi, è presente per la prima volta: «Sono stati finora tre giorni molto interessanti, con molto attenzione per i nostri artisti presentati per la prima volta». Dalle conversazioni con i galleristi risulta che il pubblico si è tarato su opere tra 5mila e 30mila euro, senza avventurarsi oltre. Su questo concorda anche Franco Noero, nell’elegantissimo stand monografico di Jim Lambie: «possono arrivare magari a 50mila euro, ma non si spingono molto più lontano». 
 
«È la classica fiera italiana, dicono da Alfonso Artiaco, storica galleria napoletana, buona resa per opere tra i 20mila e 30mila euro. Hanno avuto successo Diego Cibelli, che interpreta in maniera contemporanea le porcellane di Capodimonte, proposto a 7mila-8mila euro, e Andreas Breunig, anticipazione della mostra in galleria. Ma abbiamo portato anche un grande lavoro di Gilbert & George per segnalare la nuova Fondazione di Londra, e poi Ann Veronica Janssen, all’HangarBicocca,  e Giulio Paolini che presto sarà all’Accademia di San Luca a Roma». I galleristi sono concordi nel rilevare che il pubblico in generale ha fatto un salto di qualità. Probabilmente si è documentato di più durante la pandemia e si presenta determinato nei gusti e negli acquisti, più consapevole. «Tutti i nostri acquirenti sapevano che cosa volevano, anche con pezzi non immediati come quelli di Peter Shire», dice Luisa Delle Piane.
 
Ancora impegnati con le vendite da Kaufmann Repetto, APalazzo Gallery e Galleria Continua, mentre lo stand più fotografato è sempre quello di Francesco Pantaleone, che avrebbe meritato il premio per il miglior allestimento, coraggioso e sofisticato nella costruzione dei rimandi e riflessi dei venti artisti alle pareti che dialogano con l’opera a pavimento di Per Barkley. Ha venduto bene Patrick Tuttofuoco che, dopo aver molto lavorato a opere pubbliche, è tornato a esplorare con la ceramica un altro tassello del linguaggio artistico, e le sue sculture sono state vendute da Federica Schiavo, in uno stand che proponeva lavori tra cinque e quindicimila euro. «Le migliori fiere per noi sono Miart e FlashBack, dice Filippo Di Carlo, Galleria dello Scudo, siamo soddisfatti. Abbiamo venduto i sicofoil di Carla Accardi e due caseine, poi certo, dietro di noi la grande parete dello stand con l’opera di Pietro Consagra significa grande prezzo. Abbiamo avuto solo ottimi collezionisti, si sente che la fiera con Nicola Ricciardi sta lavorando bene».

Mentre nei corridoi si vedono passare collezionisti di peso come Ernesto Esposito, Giorgio Pace, ideatore della manifestazione internazionale Nomad, Claudio e Giuseppina Girardi, il gallerista Antonio Borghese, ABC-ARTE, tra Milano e Genova, racconta: «Ieri ho cambiato lo stand, avevo venduto tre opere di Nanni Valentini, due di Jerry Zeniuk e due di Arnaldo Pomodoro, e sapevo che il bellissimo lavoro sempre di Pomodoro da 350mila euro sarebbe rimasto alla parete. Di sicuro è stata un’edizione con moltissima pittura, poche installazioni e praticamente nessun video, dove la facilità di lettura delle opere ha permesso un approccio più immediato e meno “di sfida”, e dove la scultura, o gli oggetti tridimensionali, anche in forme domestiche, hanno fatto nuovamente capolino».
 
 
La conclusione al direttore Nicola Riccardi: «L’evoluzione dei tre anni è stata che il 2021 era l’anno del disastro e bastava fare la fiera per dare un segnale, nel 2022 è stato fatto uno sforzo maggiore pur mantenendo i prezzi bassi, quest’anno abbiamo lavorato moltissimo sulla curatela dei progetti, aldilà dell’aspetto commerciale, per dialogare con i musei e le istituzioni; è un po’ vero che le fiere con tanta pittura sembrano dei grandi Salon dei primi Novecento, ma è un momento, una risposta all’espansione del digitale del 2020-21. La pittura è anche più facile da trasportare e storare e non invecchia mai, è il mattone dell’arte. Ma la presenza della scultura è significativa di una tendenza che si sta spostando. I prezzi sono invece scelte dei galleristi che io scopro dopo, prima mi occupo dei contenuti, ero sorpreso di come tante gallerie abbiano portato opere bellissimi a ottimi prezzi.

C’è necessità di un cambio di passo per quanto riguarda il moderno, forse adesso non fanno uscire le cose migliori in attesa di meno incertezza, ma c’è anche bisogno di nuove gallerie per il moderno, hanno avuto meno ricambio ed è lì che voglio lavorare per il 2024. So che l’inaugurazione è stata molto affollata, troppo per alcuni, ma la fiera ha bisogno di un momento di festa, di allegria, come la banda della celebrazione della Fondazione Trussardi, il vernissage vive anche dell’hype e dell’entusiasmo, che non è forse utile alle vendite, ma certamente al buonumore di tutti e alla riuscita della fiera».
 
ABC-ARTE, booth B125-C124, Miart 2023